Di là dalla pozzanghera (appunti su Dayton 2012)


Il Boeing 767 in seconda classe ha i posti in sette file: due a sinistra, corridoio, tre posti centrali, altro corridoio e due posti a destra. Sono talmente scomodi e schiacciati uno contro l' altro che se quello davanti abbassa un po' lo schienale ci sono difficoltà di respirazione. E' come stare nei sedili posteriori di una Panda con seduto davanti uno grasso, con la differenza che almeno lì vedi qualcosa. L' aria condizionata la tengono a palla, devi arrangiarti a chiuderla o a mettere una sciarpa di lana. Però ogni 5 minuti passano a chiederti se vuoi da bere (già compreso nel prezzo) e il cibo pur essendo roba di catering non è del tutto da buttare. I film che fanno vedere sono bruttarelli, è molto meglio lo schermo che ti dice quota, velocità, temperatura esterna e orario di arrivo. Mediamente eravamo a 11.000 metri, velocità 910 Km/h e fuori c' erano -57°.









L' aeroporto di Parigi è immenso, si usa il bus per andare da un terminal all' altro. Eccomi qua con IZ4GWE, la foto è di IZ3HGL.









Quella delle hostess giovani e carine è una leggenda inventata dalle compagnie aeree: ho visto tutte tipe sui 50/55 anni abbondanti, rugose e bruttine. Forse semplicemente sono quelle di trent' anni fa e non le hanno mai cambiate. I miei amici dicono di averne intraviste alcune bellissime della Cathay Pacific, ma forse è una leggenda anche quella, e poi non dormivamo da 30 ore...

Il mio primo impatto con l' America è stato all' aeroporto di Atlanta (Georgia), dove i poliziotti dell' ufficio immigrazione hanno esaminato il passaporto, mi hanno preso le impronte digitali e fotografato. Questi signori sono alti due metri, camicia nera, pantaloni neri, pistola da una parte e manganello dall' altra. Gentilissimi, però si capisce subito che se uno fa l' asino lì non dura niente.

Dopo mezzanotte ora locale abbiamo cominciato a salire verso nord sulla Interstate 75 dal Kentucky. Non ho mai capito perchè l' aeroporto principale dell' Ohio meridionale sia in un altro stato, in ogni modo siamo arrivati piuttosto facilmente a Dayton. Ho scoperto che in auto si viaggia molto bene e gli americani sono molto cortesi, se sbagliavamo strada e dovevamo cambiare corsia rapidamente nessuno ci suonava il clackson. Non c'era una cartaccia per terra, nè un pacchetto di sigarette, una cicca. Assolutamente niente. Ogni tanto si vedeva una macchina della polizia ferma sul bordo della strada, sul tetto hanno un fascione pieno di luci che si vede a chilometri di distanza... anzi, diciamo miglia, visto che siamo qua.

Il giorno dopo è cominciata la nostra visita alla Dayton Hamvention 2012. La prima cosa che ho fotografato è stata la macchina dello sceriffo. Una Ford nera, parcheggiata davanti all' ingresso della fiera di Dayton, fino ad allora l' avevo vista solo nei film.









La parte commerciale della fiera era un po' più grande di quella di Friedrichshafen, alloggiata in un ex palazzetto dello sport:









Il flea-market era in un enorme parcheggio sotto il sole. Per fortuna ero riuscito a farmi regalare un berrettino dai giapponesi della Yaesu, fra l' altro nel loro stand veniva presentato l' FT-3000 che mi ha immediatamente fatto innamorare. Prima o poi lo comprerò, e poi sono più di trent' anni che adopero la loro roba sia in HF che in VHF!









Il flea market aveva più di mille espositori, mi hanno raccontato che ai tempi d' oro ce ne erano cinquemila però anche così mi sembrava grandioso. C' era di tutto, osservate questo fonografo marcato Edison che un tizio venuto dall' Indiana esponeva orgogliosamente.









Poi non parliamo delle stranezze, tipo questa della Vibroplex che mi ha meravigliato molto.









Altra stranezza, dopo che l' ho fotografato è comparso un cartello che diceva "foto 1$"... alla faccia del business!









Le targhe delle macchine sono personalizzabili: se vuoi girare con una Toyota targata Giovanni puoi farlo benissimo, se nessun altro l' ha voluta prima. La nostra aveva una normalissima targa del Kentucky, ma i radioamatori se l' erano fatta fare tutti con il nominativo e girando per il parcheggio della fiera in pratica sapevo già chi avrei incontrato. Qui potete osservare Michele IZ4GWE che indica la targa di N1MM, un nominativo ben conosciuto a chi fa contest a causa del suo software.









Questa è una Harley-Davidson talmente lucida che ti potevi specchiare. Dopo averla fotograta per benino arriva il padrone, la mette in moto, gli facciamo un altro paio di foto e io gli chiedo: ma non ce l' hai il casco? Risposta: nello stato dell' Ohio non è obbligatorio. Gli ho detto che se in Italia giro senza casco mi aspetta la crocefissione.









In giro per la fiera si vedeva di tutto, mi ha colpito questo (militare?) che girava con quella che mi è sembrata una radio tattica nello zainetto.









Uno va in America e chi incontra? Gli indiani! Eco qua Barathi, VU2RBI. Ne ha fatta di strada!









Questo è un kit dall' aria molto bella e curata:









Seconda parte

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