Alimentatore ad alta tensione


A volte si presenta la necessità di sperimentare qualche valvola trovata nelle bancarelle di una fiera, per esempio a Friedrichshafen, e per semplificare il lavoro ho pensato di autocostruirmi un alimentatore ad alta tensione. Questo era un ponte televisivo con una valvola della Thompson (credo una 338) e il trasformatore che costituisce il "cuore" del sistema pesa una trentina di chili. C'è voluto molto tempo, molta pazienza e la collaborazione di IZ4JIF e di I4LUI che hanno messo a disposizione una bobinatrice autocostruita (descritta su RadioKit) e la loro esperienza di riavvolgitori. Il trasformatore è stato smontato misurando il rapporto spire/volt in modo da ottenere un valore col quale orientarsi e riavvolto ottenendo 4 prese nel secondario a 1950 Volt, a 2655 Volt, a 2900 Volt e a 3525 Volt. Il primario l' ho lasciato come in origine dato che ha una presa + 13% che mi porta la tensione più alta disponibile a poco meno di 4000 Volt. In pratica ho quindi 8 tensioni diverse che raddrizzate vanno da 2750 Volt a 5600 Volt. Il secondario è avvolto con filo da 0,8 mm di diametro che in totale mi è costato una sessantina di Euro. L' operazione ha richiesto tre pomeriggi e una buona quantità di caffè nello stanzino che I4LUI usa come laboratorio.
Qui vedete l' operazione di avvolgimento, condotta seguendo le indicazioni di IZ4JIF che dirige le operazioni:



Questo è l' alimentatore aperto, visto da sopra:



Questo è lo schema, molto semplice, dell' alimentatore:



Per ottenere una partenza "dolce" del trasformatore, senza il picco di assorbimento che fa scattare l' interruttore generale di casa mia, ho messo una resistenza sul primario che dopo un paio di secondi viene cortocircuitata da un relè. In pratica ho aggiunto un ulteriore secondario sopra l' isolamento, con filo ricoperto. Una quindicina di spire sono sufficienti per avere quei 18 V che raddrizzati diventano 25 V in pratica sufficienti per far scattare un relè a 28 V alternati comprato nel surplus.



Nel ponte raddrizzatore ho usato sei diodi BY255 da 1300 V in serie con un condensatore in parallelo a ciascuno per ognuno dei quattro rami del ponte, il bleeder (R1 nello schema) è fatto con 15 resistenze da 20 W 15 K in serie. Per chi non lo conoscesse dirò che quest' ultimo serve a dare un piccolo carico all' alimentatore, perchè altrimenti all' accensione ci sarebbero dei picchi di tensione molto brevi ma piuttosto alti che potrebbero danneggiare qualcosa, il carico serve ad attenuarli e a scaricare i condensatori in un tempo breve dopo lo spegnimento; inoltre ai capi dell' ultima resistenza prelevo una tensione che mando in un partitore fatto da due resistenze e un trimmer in serie. Da questo arriva la tensione al voltmetro che ha un fondo scala di soli 60 V in modo da indicare la tensione reale diviso 100 che l' alimentatore fornisce. La taratura di questo strumento viene fatta ovviamente con l' alimentatore acceso, occorre quindi lavorare con la massima attenzione per evitare scariche letali.



Gli elettrolitici (C1 nello schema) sono 15 da 470 uF e 450 V in serie, ognuno con una resistenza da 150K in parallelo, per una capacità totale di 31 uF. Chi riesce a reperire un condensatore carta/olio da 8 uF e 6000 V può metterlo al posto della batteria di elettrolitici che ho usato io, in questo caso conviene optare per la soluzione più economica.

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